SE POTESSI RIVEDERTI di Mark Levy


Ho letto il libro ignorando che fosse il sequel di un film che avevo visto e che mi era piaciuto molto,
la trama è quella di un architetto che si innamora di una ragazza che è in coma, conoscendola attraverso il suo fantasma. Aveva infatti preso in affitto la casa della ragazza che era ormai in un letto di ospedale da diversi mesi senza speranza alcuna di tornare in vita.
I due si amano virtualmente finchè lui non decide di salvarla da morte certa poiché avevano deciso di staccare il respiratore e porre fine alla vita vegetativa della ragazza.
Nel film tutto finisce bene....hanno appunto rivisto il finale ed infatti lei lo riconosce e iniziano una felice vita insieme nel bell'appartamento che avevano già condiviso lei come fantasma e lui da inquilino inconsapevole.


Questo libro ci fa ritrovare invece lui Arthur di ritorno da anni trascorsi lavorando a Parigi, nella speranza di dimenticare lei Lauren, viva e vegeta, ma che non ricordava affatto la storia con lui, la mamma di lei e il medico che l'avevano seguita e che avevano deciso di staccare il respiratore non volevano che lei sapesse e sopratuutto che scoprisse che non erano stati così coraggiosi da continuare a sperare.
Dunque lui torna, per le stesse coincidenze per cui aveva iniziato la storia con lei, si ritrova ad essere paziente nell'ospedale dove lei lavorava ed a riinnamorarsi di lei che nel frattempo sentiva stavolta l'attrazione per lui.
Insomma tutto è bene quel che finisce bene, le svelano la verità e....
e niente, niente di niente, l'autore ci lascia appunto con la frase che dice in sostanza " lasciamoli soli ed in pace".


Questo è quello che avrei voluto leggere:
I due, chiusi nell'armadio, parlano per ore ed ore, talvolta prendendosi per mano, talvolta guardandosi negli occhi, lucidi, tanata era la meraviglia per quel che era accduto e per quello che questo amore speciale avrebbe riservato loro d'ora in poi.
I quell'ambiente ovattato ed appartato, lasciando il mondo tutto fuori, tutta la lroro storia cominciava ad avere un senso, cominciava a girare come doveva.
Arthur dimenticò in un attimo gli anni trascorsi lontano da lei e per amore di  lei lontano dalla sua città e dai suoi affetti,  convinto, ora, che fossero serviti ad aiutarla nel suo recupero totale, fisico, emotivo e lavorativo, prima di poter ricominciare una vita di condivisione vera (la storia con il fidanzato storico era un palliativo che le aveva quasi imposto la madre pur di vederla tornare alla serenità di una volta).
Lauren ebbe finalmente chiaro il tassello che le mancava per poter dire conclusa la vicenda dell'incidente e del coma. Finalmente si sentiva libera di vivere la vita che voleva, padrona delle sue azioni e pronta a prendere in mano la sua carriera lavorativa.
Avrebbe da oggi in poi lavorato se possibile con ancora maggior solerzia, convinta che ogni sua decisione avrebbe veramente potuto fare la differenza sui suoi pazienti.
Vissero la vita che volevano nella casa di Carmel, di fronte al mare.
La casa che riuscirono a trasformare in una proprietà magnifica, grazie all'amore ad al lavoro di Arthur ed alla vita serena che finalmente potevano vivere gli abitanti tra le sue mura.
E a chi, conoscendoli per la prima volta, viene in mente di chiedere come si siano conosciuti, offrono un bel cappuccino caldo e con pazienza cercano di aprire gli occhi ad un mondo diverso da quello governato dalla sola razionalità e trasportano l'interlocutore nel più bello dei sogni che si è trasformato in realtà.

                                                            FINE












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